Ci sono molti
modi per dire "ti amo" a una ragazza.
Puoi prenderla
sottobraccio, guardarla negli occhi e dirglielo; puoi fornirti di carta e penna
e scriverle; addirittura alcuni vanno a gridare il loro amore in televisione.
Anche questa è una maniera. Ma il modo più bello, e più difficile, per dire
"ti amo" a una ragazza, è farlo con un gesto. Non importa quale: è il
gesto che è importante. A pensarci bene è bellissimo: la geometrica, silenziosa
esattezza di un gesto contrapposta a roboanti fiumi di parole, ad oceani di
scritti. A pensarci bene, però, è difficile. Come farà lei a capire che quel
gesto significa "ti amo"? E qui sta il punto. Occorre che lei abbia
un animo lieve, se capite quello che voglio dire. Un animo lieve. Purtroppo, di
ragazze che ce l'abbiano, non ve ne sono molte.
Comunque.
Era la sera del
saggio di fine anno del Conservatorio. Pubblico delle grandi occasioni:
una trentina di persone. Compresi gli allievi. N.N. eseguiva la sonata per
clarinetto e pianoforte di Poulenc. Uno dei pezzi contemporanei più belli. E più ruffiani. Davvero. Nel primo e terzo tempo trovate di tutto: atmosfere da
music-hall, armonie romantiche, ritmi simil danza della pioggia, echi di nenie
orientaleggianti. Insomma: tutta una serie di ingredienti che lo chef Poulenc
ha preso, sminuzzato, amalgamato, per ottenere infine un prelibato piatto da
servirsi caldo. Ma il vero capolavoro è il secondo tempo, la Romanza. Inizia
dal nulla per finire nel nulla. E'come una metafora della vita. La nascita,
l'infanzia, l'irruenza giovanile, la pacatezza della maturità, la vecchiaia (il
cui tema è lo stesso dell'infanzia: invecchiando si ritorna bambini), la morte.
Anticipata da un forte improvviso su una quartina di biscrome: l'estremo,
inutile tentativo dell'uomo di sottrarsi al gelido abbraccio della Signora con
la falce. Capirete che l'esecuzione di un pezzo simile ti spinge a fare cose
che non avresti mai fatto, se solo hai un animo sensibile. E N.N. l'aveva,
l'animo sensibile. Perciò quella sera decise di fare ciò che non aveva mai
fatto prima. Lui, che non aveva mai trovato il coraggio di dichiararsi ad una
ragazza, decise di farlo quella sera. Nel modo più bello. E difficile. Decise
di dichiararsi con una nota. Davvero. Prese l'ultima nota della Romanza, quella
nota di morte, e ci soffiò dentro il poco di vita necessaria a farle portare a
destinazione il suo messaggio di amore. L'amore che riesce a sconfiggere, sia
pure per breve tempo, la morte. Non se
ne accorse nessuno, ma quella nota non si spense al termine della Romanza.
Continuò a veleggiare per la sala. Si librò sul pianoforte, compì due stanche
parabole e si posò con delicatezza sulle labbra di una ragazza seduta in
seconda fila. E lì, finalmente, morì.
Ci sono molti
modi per dire "ti amo" a una ragazza.
N.N. aveva scelto
il più bello, e il più difficile.
Sarebbe bastato
un piccolo gesto da parte di YY, a fare capire che il messaggio era arrivato a
destinazione. Un gesto qualunque: una mano che furtiva scostava una ciocca di
capelli, un leggero reclinarsi del capo, un battito di ciglia più veloce.
Insomma: sarebbe bastato un animo lieve. Purtroppo per N.N., YY non l'aveva.